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Il Legal Design nella rendicontazione di sostenibilità e l’adeguamento alle nuove regole previste dalla Direttiva europea CSRD

Con la Direttiva UE 2022/2464, la c.d. “Corporate Sustainability Reporting Directive – CSRD”, che modifica la precedente Non Financial Reporting Directive – NFRD, le aziende interessate, sono chiamate a seguire alcuni nuovi criteri per la stesura del rendiconto di sostenibilità, i c.d. European Sustainability Reporting Standards (ESRS). Gli ESRS predisposti dall’EFRAG e disciplinati dal Regolamento delegato adottato il 31 luglio 2023 dalla Commissione Europea, diventeranno le linee-guida per la relazione sulla sostenibilità.


Principio ESRS della "double materiality perspective":

Il principio su cui si basano gli ESRS, è quello della “prospettiva di doppia materialità” (double materiality perspective), secondo il quale bisogna prendere in esame sia l’impatto dell’impresa sull’economia, sull’ambiente e sulle persone (materialità d’impatto), sia la creazione di valore economico (materialità finanziaria).

Questa prospettiva, in sintesi, deve tener conto sia dell’impatto dell’impresa sulle tematiche di sostenibilità, sia dell’impatto che le tematiche di sostenibilità hanno sull’impresa, in una duplice e reciproca direzione.

A chi si rivolge la Direttiva europea CSRD?

Grandi imprese che alla data della chiusura del bilancio, anche su base consolidata, abbiano superato almeno due dei seguenti criteri dimensionali:

• 250 numero medio di dipendenti;

• € 20 milioni di stato patrimoniale;

• € 40 milioni di ricavi netti.

Piccole e medie imprese quotate (escluse le micro-imprese). Sono, inoltre, compresi gli istituti di credito di piccole dimensioni non complessi e le imprese di assicurazioni dipendenti da un Gruppo.

Imprese e "figlie" di succursali con capogruppo extra-UE per le quali la capogruppo abbia generato in UE ricavi netti superiori a € 150 milioni per ciascuno degli ultimi due esercizi consecutivi e almeno:

• un’impresa figlia soddisfi i requisiti dimensionali della CSRD;

• una succursale abbia generato ricavi netti superiori a € 40 milioni nell’esercizio precedente.

Le PMI non orientate al mercato dei capitali possono applicare gli standard su base volontaria.

Alcune società, ad esempio, in quanto fornitrici delle grandi imprese, si confronteranno in modo indiretto con le disposizioni della CSRD.

Quando si applica la CSRD?

Le entità già interessate dall'attuale obbligo, dovranno adeguarsi a decorrere dal 2025, relativamente all'esercizio finanziario 2024.

• Le entità non precedentemente soggette ai requisiti della NFRD, ma attualmente interessate dall'applicazione estesa della CSRD, dovranno predisporre la prima informativa nel 2026, relativamente all'esercizio finanziario 2025.

• Le PMI quotate, gli istituti finanziari piccoli e non complessi così come le assicurazioni captive dovranno predisporre la prima informativa nel 2027, relativamente all'esercizio finanziario 2026 con possibilità di deroga volontaria e motivata, fino al 2028.

• Le entità al di fuori dell'UE con un fatturato superiore a 150 milioni di euro nell'UE e con almeno un'affiliata o una succursale al suo interno dovranno predisporre la prima informativa nel 2029, relativamente all'esercizio finanziario 2028, conformemente ai requisiti della CSRD.

Ruolo del Legal Design

Analizzando quindi, il ruolo del Legal Design in questo scenario, si deve sottolineare che i criteri per la stesura della relazione (ESRS) prevedono che l’azienda debba indicare quali sono i temi di sostenibilità prescelti e con quale grado di priorità procedendo ad una valutazione (assessment) delle performance di sostenibilità dei fornitori attraverso l’utilizzo di sistemi di rating ESG.

È importante che le risultanze del report aziendale siano “findable, comparable and machine-readable in digital formats”.

Tali elementi, è evidente, non possono essere conseguiti con la scrittura tradizionale solo narrativa: servono tabelle, diagrammi, dati numerici.

Ed ecco che entra in gioco il Legal Design quale strumento di sostenibilità economica, e metodo per fornire un report di sostenibilità efficace, sia da parte dell’impresa nei confronti dei propri fornitori, sia da parte dei partners o clienti nei confronti dell’impresa, in base ai criteri ESRS.

Il Legal Design sostenibile nella Società Benefit: una scelta quasi obbligata

Il tema del Legal Design come elemento di sostenibilità economica si riferisce a qualsiasi impresa che desideri accedere al finanziamento bancario a condizioni economicamente più vantaggiose, oppure alle imprese che saranno tenute al reporting previsto dalla nuova CSRD.

Vi sono però in Italia, imprese, in cui la difesa della sostenibilità (e più in generale il perseguimento di finalità ESG) assume una connotazione molto più pregnante, trattandosi non di una policy aziendale, bensì di un vincolante obbligo legale e statutario: vale a dire le Società Benefit, regolate dai commi 375-384 della L. n. 208 del 28 dicembre 2015.

Le Società Benefit, sono quelle società che “nell’esercizio di una attività economica, oltre allo scopo di dividerne gli utili, perseguono una o più finalità di beneficio comune e operano in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, comunità, territori e ambiente, beni ed attività culturali e sociali, enti e associazioni ed altri portatori di interesse” (così appunto il comma 376 della L. n. 208/2015): si noti il riferimento espresso, da parte del Legislatore, a una gestione sostenibile.

Gestione di cui va dato conto mediante la predisposizione di una relazione d’impatto i cui contenuti e criteri redazionali sono previsti dagli all. 4 e 5 della L. n. 208/2015 e che va allegata annualmente al bilancio societario (comma 382 della L. n. 208/2015).

Ebbene, va da sé che, nell’accorta e prudente valutazione di gestione “sostenibile” che deve obbligatoriamente compiere la Società Benefit di cui all’Allegato 4 e 5 della L. n. 208, ricade anche la stima dei costi legali che presumibilmente l’impresa potrebbe trovarsi a dover affrontare in caso di contenzioso con i propri fornitori o clienti.

Allora, se è conclamato che l’uso del Legal Design è sostenibile perché consente, una maggior durata del documento, una sua riutilizzabilità in contesti simili e una minore attitudine al contenzioso, allora il verosimile risparmio di costi nel lungo periodo dovrebbe giocoforza indurre l’organo amministrativo della Società Benefit all’utilizzo di questo strumento nell’operatività aziendale ordinaria.

In sintesi, nel caso della Società Benefit, l’utilizzo del Legal Design per la redazione dei propri documenti legali non dovrebbe essere un’opzione lasciata all’iniziativa dell’Amministratore più attento e sensibile al tema: dovrebbe essere oggetto di una riflessione ponderata da parte della Società benefit che intenda conformarsi all’obbligo di sostenibilità posto in via generale dalla L. n. 208/2015 e, nello specifico, dallo statuto sociale.

Per concludere, è indubbio che, la diffusione della disciplina del Legal Design debba essere sempre più favorita come elemento imprescindibile della nuova cultura imprenditoriale, manageriale e giuridica.

Occorre affacciarsi all’innovazione mediante il ricorso non solo a nuove tecnologie, ma anche a nuovi metodi operativi e a nuovi approcci, e dunque, al Legal Design come “approccio” economicamente sostenibile e proattivo.


Per maggiori informazioni e supporto potrai scrivere a: federica.sarcinella@enerleg.it